Il prossimo 10 maggio la nostra Parrocchia celebra la liturgia che ricorda i Santi Martiri; una tradizione che affonda le proprie radici nel 1683.
Nella Cappella laterale sono conservate le reliquie che ricordano uomini e donne che hanno voluto essere fedeli al Vangelo fino all’estremo sacrificio.
Dono di Papa Innocenzo XI al nostro concittadino Carlo Morelli.

Questa è la storia mentre la tradizione ora ci interroga.
Come onorare questi testimoni rifuggendo la superficialità e la banalità delle nostalgiche e vuote celebrazioni? La loro sconvolgente coerenza travalica i secoli che ci separano. A questo riguardo è indicativa la riflessione di Papa Francesco: ”Ad ogni cristiano è chiesto di essere coerente in ogni circostanza, con la fede che professa. E la coerenza cristiana è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore. Essere coerenti, vivere come cristiani e non dire: “sono cristiano” e vivere come pagano. La coerenza è una grazia da chiedere”.
In questo senso è eloquente la preghiera, dedicata proprio ai Santi Martiri, pensata e scritta da Don Pierino Lavizzari, Parroco di Camorino dal 1952 al 1962.

Tradizione

Il 26 ottobre 2019, Papa Francesco, rivolgendosi ai Vescovi che partecipavano al Sinodo, ha affermato che: “siamo in un buon cammino, camminiamo uniti sulla strada del discernimento alla luce della ricca tradizione della Chiesa. Ma la tradizione non è un museo. Ripeto che la tradizione è invece la salvaguardia del futuro”.
Una tradizione quindi, per essere l’autentica trasmissione di valori, deve semplicemente essere vissuta nel cammino della propria esistenza.
E per essere degnamente vissuta la tradizione deve affondare le radici nei valori morali, etici originali e attualizzati nella nostra condizione storica, sociale e culturale affinché il cammino dell’uomo non si interrompa. E’ una visione secolarizzata ma impregnata da profonde virtù morali che impegnano indistintamente tutti gli uomini. 
Tradizione e modernità possono e devono completarsi a vicenda. Tramandare valori al passo con i tempi.
La Fede è un dono che occorre saper e voler accogliere; ed è altra cosa.

Perché?
Perché chi professa la propria Fede, dentro e fuori dalla comunità cristiana, deve valorizzare la tradizione forgiandola affinché risponda sempre e coerentemente a due Comandamenti: ama il tuo Dio con tutte le tue forze e il tuo prossimo come te stesso.
Sappiamo che la Chiesa deve operare in una realtà dove le forme tradizionali convivono con aspetti della modernità e il senso del sacro è mutato perché il mondo è profondamente cambiato.
Quindi, la Chiesa e i suoi rappresentanti devono valutare come interagire con le Comunità e, per quanto ci riguarda, con la Parrocchia.

Innanzitutto instillare nella società il principio della solidarietà, che si manifesta con la capacità di contribuire al benessere spirituale e materiale. In questi giorni vuol anche dire avere rispetto della salute degli altri assumendo un comportamento responsabile.
La Chiesa e la società devono essere capaci di assumersi le responsabilità del presente e seminare per il futuro.
Ciò implica che gli uomini del nostro tempo scoprano qual è il debito che hanno nei confronti della società in cui vivono.

Le Comunità cristiane devono alimentare la speranza manifestando vitalità e apertura culturale per costruire la coesione sociale. Viviamo in questo tempo e dobbiamo saper agire per non essere travolti dagli eventi.

Testimonianza

La testimonianza cristiana, purtroppo, è ancora identificata nella presenza attiva nella struttura della chiesa di sapore preconciliare. Una testimonianza esteriore, attivistica, affannata, spesso di facciata, che ha contribuito ad allargare il drammatico divario tra fede e vita, di cui oggi ne scontiamo le conseguenze.
Mentre testimoniare la fede, in una società sempre più secolarizzata, vuol dire essere membri attivi e responsabili di una Chiesa, che portano il Vangelo e il suo spirito all’interno delle loro relazioni familiari, professionali e sociali.
Il Vaticano II ha infatti ricuperato la dimensione biblica della testimonianza che presuppone lasciarsi coinvolgere per interiorizzare la testimonianza di Cristo crocifisso e risorto.

Se non diamo per scontato questo passaggio allora possiamo comprendere la testimonianza cristiana così come la delinea Dietrich Bonhoeffer, un grande teologo e testimone della fede del nostro tempo: «Dov’è il tuo Dio? Io lo confesso dinanzi al mondo e dinanzi a tutti i suoi nemici quando sono nell’abisso della mia miseria credo alla sua bontà, quando sono nella colpa credo al suo perdono, nella morte alla vita, nella sconfitta alla vittoria, mi abbandono alla sua presenza e mi colma di grazia. Chi ha trovato Dio nella croce di Gesù Cristo sa come Dio si nasconda in modo sorprendente in questo mondo, sa come sia massimamente vicino proprio là dove noi lo pensiamo estremamente lontano. Chi ha trovato Dio nella croce perdona anche a tutti i suoi nemici, perché Dio ha perdonato a lui».

La forza di questa testimonianza è quanto basta per stravolgere ogni idea preconcetta di testimonianza «pubblica».

Tradizione e testimonianza di Martiri dei nostri tempi.

Il cardinal Oscar Romero ha denunciato, con forza, l’ingiusizia subita da coloro che non avevano voce contro il regime spietato nel El Salvador. Il 24 marzo 1980, mentre celebrava la messa in una piccola cappella, un killer assoldato dal regime, gli sparò uccidendolo. Immediatamente, in America Latina fu considerato martire della giustizia. Papa Francesco gli riconobbe l’onore ecclesiale e il 23 maggio 2015 lo ha proclamato beato come “martire della fede”. Dal 14 ottobre 2018 è iscritto all’albo dei Santi.

Il 15 settembre del 1993 Don Pino Puglisi sorrise all’assassino che gli sparò sotto casa, per ordine delle cosche mafiose del Brancaccio.
Don Pino era impegnato ad educare molti ragazzi strappandoli alla strada delle criminalità “educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto”. Li sottraeva alla malavita e hanno pensato di sconfiggerlo uccidendolo. E’ stato beatificato di Papa Francesco il 25 maggio 2013

Non distante da queste dinamiche, anche se si trova in un altro contesto geografico e geopolitico, la tragica storia di Richmond Nilo, sacerdote 44.enne nella diocesi nel nord delle Filippine.

Il prete è stato freddato da due sicari il 10 giugno 2018 , mentre si preparava a celebrare la messa. Era il terzo sacerdote ucciso in sei mesi perché, con altri, si era esposto contro le esecuzioni sommarie, si stimano sin circa 20 mila, ordinate dal presidente Rodrigo Duterte.

Il 23 giugno 2013 Papa Francesco ha rilevato che” oggi, in molte parti del mondo, ci sono martiri uomini e donne che sono imprigionati, uccisi per il solo motivo di essere cristiani. E sono il numero maggiore che nei primi secoli della Chiesa”.

Conclusione

Il Cardinale Martini ci aiuta a comprendere, in una mirabile sintesi, come affrontare i giorni che si affacciano al nostro orizzonte con la virtù della fortezza; la virtù dei Martiri.
Abbiamo assoluto bisogno della virtù della fortezza in un tempo come il nostro in cui si cercano dappertutto le facili vie di uscita, i facili compromessi, le situazioni che sono più congeniali e si sfugge istintivamente da tutto ciò che comporta sacrificio, rinuncia d’andare controcorrente. Ma senza la fortezza non c’è giustizia sulla terra; senza la fortezza nessuno farà il bene fino in fondo E la nostra società diventerà una società di scontenti e di frustrati. È questo il prezzo che si paga quando non c’è la fortezza. Il cristiano non si lascia vincere dalla scontentezza, dalle divisioni interne. Deve chiedere a Dio il dono della  fortezza.”

Questa è la testimonianza dei primi Martiri e di quelli della nostra epoca.
Come vogliamo onorare la loro memoria?
La strada è quella che ci indica, profeticamente, il Cardinal Martini.

Carlo Donadini, 03.05.20